Perché questo sito

A parte il pregare, il comprare

e l’uccidere, oggigiorno solo una cosa

risulta più reazionaria d’una politica di destra.

Entrare in libreria.

 

 

 

Convertire la rabbia in intelligenza. Ecco il perché di questo sito.  

Da sempre ho aborrito l’oggetto libro. Scempio di alberi e imposizione di peso.

Il libro mi dà(va) rabbia. A furia di confondere il mezzo col fine la gente considera(va) il libro nonostante lo scempio e il peso una cosa essenzialmente buona. Buona in quanto tale. Buona a prescindere. Ma che bontà? che intelligenza? se a furia di scempio d’alberi e schiene l’imposizione di peso ha riguardato un peso non soltanto di Kg e CO2 ma anche di cultura! D’una cultura imposta la quale ad esempio non fa considerare scempio quello della carta e peso in tutti e due i sensi (testa incluso in cultura) quello dei libri!    

Con la tecnologia e-book il peso è diventato oltreché insostenibile assurdo. Tuttavia indugiavo. Non tiravo l’estreme conseguenze. Quelle per cui imposizione di peso di carta = inquinamento = imposizione di peso d’una cultura asfissiante. Non tiravo pazzo e vile l’estreme conseguenze. Tentando col peso della carta di non asfissiarmi e di non asfissiare. Tentando di far passare tramite tanto troppo peso al leggero dell’e-book.   

Moralmente e razionalmente non tirare col bersaglio lì in bella mostra era sbagliato. Tutti quanti i giorni me lo dicevo. Che richiedeva tempi troppo troppo lunghi. Che richiedeva caratteristiche che io non ho e non so se non le voglio perché non ce l’ho o no ce l’ho perché non le voglio. Che era un alibi mi dicevo. Che era vigliacco. Che era una scusa per restarmene dov’ero. Insieme a tutti gli altri. Anche se andarsene … potrebbe sembrare la scusa di chi non è riuscito a farsi accettare. Di chi non è riuscito ad imporsi.    

Libro dopo libro e scempio dopo scempio e (auto)imposizione dopo (auto)imposizione fallivo con piccole spesso a pagamento case editrici. Fallivo nel passare e nel far passare dal peso al leggero.

Tra corde e strette per quel che potevo tiravo e tiravo tentando di metter qualche passo nella direzione del leggero a partire dal peso. Ma niente. L’ultimo tentativo da cui finalmente la decisione epocale ha riguardato una vicenda riassunta in un articolo da me inoltrato al «Fatto Quotidiano» nel novembre 2011 ma né dal «Fatto» né dal «Manifesto» né da «l’Unità» preso in considerazione. L’articolo era intitolato Il fascismo della Repubblica. Faceva più o meno così.     

Egr. Direttore,

il residuo fascistizzante della Repubblica italiana, lo si può toccare con mano in una vicenda come quella accadutami con «la Repubblica».

Rinviato da grandi editori a piccoli e da piccoli a grandi, ho deciso di pubblicare la mia introduzione al Movimento 5 Stelle, intitolata Potere e prostituzione nell’Italia di Berlusconi, sul sito affiliato a «Repubblica» ilmiolibro.it. Questo perché chiunque faccia una simile e pressoché gratuita pubblicazione ha poi la possibilità di pubblicizzare il proprio testo, a cifre accessibili, sulla prima pagina web del quotidiano più diffuso del Paese a pari (de)merito col «Corriere».

Epperò a questo punto mi viene impedito da «Repubblica» d’acquistare (dico: acquistare!) la pubblicità.

Potere e prostituzione nell’Italia di Berlusconi giace disperso su ilmiolibro.it senza possibilità alcuna di venir letto perché senza possibilità di venir promosso presentato linkato.

Si dirà: «Repubblica» t’ha rifiutato la pubblicità perché il tuo libro fa schifo! Rispondo: 1) da nessuna parte di qualche evidenza sta scritto che «Repubblica» può riservarsi il diritto di rifiutare la pubblicità a testi già pubblicati su ilmiolibro.it e che magari come nel mio caso solo per questo motivo vi vengono pubblicati; 2) si sfoglino pure gli incipit dei testi pubblicizzati su «Repubblica» e tanto basterà per convincersi che non si tratta certo di problemi qualitativi!

Si tratta invece d’un problema – e pubblico non privato! – di “fascismo” o qualunque altro termine sinonimo – se ce ne sono … – si voglia prendere per non dare il benché minimo adito a querele (per quanto il reato d’espressione sia a sua volta fascistizzante …).

Potere e prostituzione nell’Italia di Berlusconi, fra l’altre cose critica – civilmente – «Repubblica» e il “repubblicano” Saviano (o meglio: il modo in cui Saviano viene considerato). Esclusivamente per questo è stato censurato.

Ma allora «Repubblica» che concezione ha della Repubblica se censura critiche ragionate? Il mio testo è stato censurato perché si vuole censurare il Movimento 5 Stelle? Anche e soprattutto il discuterne? Ma che Repubblica è una che censura – in vario modo e a partire dai mass media – chi come il M5S rischia di far sentire la propria voce criticando – radicalmente quanto razionalmente e perché razionalmente! – gli ordinamenti e le condizioni sedicenti repubblicani? È una Repubblica con residui fascistizzanti. Ahinoi …

 

A tanto cortocircuito di ecocidio (anche da parte mia che stampavo libri) illibertà (anche da parte mia che mi rimettevo al giudizio postribolare degli editori) e stupidità (anche da parte mia contribuendo all’ecocidio e all’illibertà) non ho più retto. Ho deciso. Questo sito. E che sia di buon esempio! oggigiorno che fra i mali endogeni dello sviluppo culturale nessuno è peggio per quanto residuale degli editori … tranne i librai … tranne le fiere del libro!

Che sia di buon esempio questo sito! Affinché chi vuole e può presenti i propri testi se possibile gratis su internet e dialoghi direttamente quotidianamente pubblicamente con lettori ed altri autori!    

Se andrà l’eclissi del libro andrà di pari passo con quella dei partiti politici e dell’inquinamento … Eclissi rese possibili tutte da internet. Eclissi indispensabili tutte non solo per il nostro sviluppo mentale e civile ma per la nostra sopravvivenza.       

  

Il gratis la base della democrazia o giustizia. Certo! Scientifica culturale politica … Questo sito è gratis. Tuttavia non si può rimanere in tutto e per tutto giusti dentro un mondo ingiusto. Pena la morte istantanea non si può rimanere in tutto e per tutto inermi se in guerra.

La situazione presente richiedendomi di contribuire al mio sostentamento col subordinarmi alle sue ingiuste e fesse regole mi è di ostacolo alla realizzazione dei progetti dei quali una parte pulsa in questo sito. Un sito contro una situazione. Per trasbordarla da un presente ad un futuro. Per cambiarla. Stravolgerla.

Ciò detto e solo allo scopo di realizzarne i progetti culturali qualora il sito vantasse un numero congruo di frequentatori mi ritroverò forse costretto alla tragedia di mettere alcune pagine a pagamento. Ovvio non per arricchirmi. Ma per sopravvivere! Per non subordinarmi completo e seppure con un’ingiustizia da parte mia alle quasi completamente ingiuste regole del mondo. E invece cercare per quel che potrò d’avanzare anche tramite i progetti di questo sito regole migliori. Più ecologiche. Più democratiche. Più garanti della vita.

Spero nel frattempo di non ricadere nella tentazione e contraddizione di cercar d’ottenere con il peso uno qualsiasi (si chiami Feltrinelli Adelphi cinema o rock) il leggero.

  

Per quanto riguarda infine la dimensione strettamente teorica e programmatica si consideri che la mia ricerca risulta espressa ottimamente da un sito internet in quanto essa pur spaziando dalla filosofia alla storia alle forme d’espressione popolare svolge nondimeno un unico percorso. Quello del trattare il maggior numero possibile d’aspetti e attività “circostanti” ecologicamente. E così facendo definire o esemplificare che cosa sia o significhi ecologia. Del resto web net ed ecologia stanno in stretto strettissimo rapporto sin dalla più semplicissima non importa se sgrammaticata deduzione dizionariale.

 

novembre ’11